Vergogna Ipernity / Shame on you, Ipernity

Quando iniziai questo blog decisi di utilizzare Ipernity come servizio di hosting per le immagini: l'interfaccia era gradevole, il servizio gratuito e chiunque poteva scaricare le immagini nel formato che più gli piaceva. Nell'aprile del 2013 le condizioni di servizio sono cambiate all'improvviso e senza preavviso: nessuno può più scaricare immagini gratuitamente, neppure io. Il mio lavoro di anni è rimasto in possesso di Ipernity e le mie immagini sono ostaggio del loro sito: o pago o non posso né riprendermele né consentire ai visitatori di queste pagine di scaricarle. Sto, faticosamente, recuperando i file da fortunosi backup, facendo di nuovo le scansioni mancanti e sostituendo le immagini sui post; piano, piano tutto sarà sul mio Google Drive e di nuovo liberamente scaricabile.
Meditate, gente.



martedì 29 ottobre 2013

S. De Maistre, Viaggio in giro per la mia camera (1932)



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Saverio De Maistre, Viaggio in giro per la mia camera [1794], Milano, Carlo Signorelli Editore, 1932 [trad. dal francese di G. Falconi]

Dall'Avvertenza di Galeazzo Falconi:
Saverio De Maistre — la cui fama si volle, a torto, per lungo tempo considerare un riverbero di quella di suo fratello Giuseppe l'autore del "Papa" e delle "Serate di Pietroburgo" — ha scritto in tutto, non considerando alcuni lavori scientifici di poco rilievo e pochi versi scritti solo per gli amici, poco noti e di scarso valore, non più di cinque operette... E pure, egli ha una letteratura bibliografica e critica di importanza somma, sia per i nomi degli scrittori, sia per la mole degli scritti, ma più ancora per la continuità quasi ininterrotta di questi. Dal Saint-Beuve, che scrisse di lui nella "Revue des deux mondes", nel 1839, all'epoca del suo primo viaggio a Parigi, al Lammenais, da G. Claretie fino alle minuziosa e poderosa opera analitica pubblicata da non molti anni dal Bertier, — evocatore ed illustratore dotto degli uomini illustri della Savoia — queste operette, il carattere e la vita avventurosa di chi li scrisse (per distrarsi nei suoi ozi della vita militare, fu detto) hanno saputo inspirare pagine quali non erano riuscite a suscitare opere nel loro tempo accolte con successo clamoroso e la cui rinomanza ancora non è spenta.
La ragione è che in quelle cinque operette, una delle quali "La Giovine Siberiana" compare oggi tradotta in questa "Biblioteca di letteratura", il De Maistre rivelò singolari forme di sensibilità, una penetrazione psicologica, un gusto cosi elevato in una semplicità bonaria ed ottimista in fondo, espressi in una lingua mirabilmente francese — qualità insomma di carattere universale, che trovano quindi, specie negli animi più raffinati, rispondenza in ogni tempo ed in ogni generazione, come la pura linfa che scaturisce dalle sorgenti inesauribili del genio universale per scorrere perennemente nelle vene dell'umanità pensante. 

lunedì 28 ottobre 2013

Kant, Principii di Estetica



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sabato 26 ottobre 2013

Croce, Breviario di Estetica



Dalla "Avvertenza" di Benedetto Croce:
Per la solenne inaugurazione, celebrata nell’ottobre del passato anno, del Rice Institute, la nuova e grande Università di Houston nel Texas, io fui invitato dal presidente, prof. Edgar Lovett Odell, a tenere alcune lezioni sopra i temi che formano argomento di questo volumetto, e che dovevano offrire agli ascoltatori come una orientazione sui problemi capitali dell’Estetica. Essendomi scusato a cagione delle mie faccende che m’impedivano d’imprendere un lungo viaggio al golfo del Messico, l’invito mi fu, con somma cortesia, replicato nella forma, che mi si dispensava dal viaggio corporale e si richiedeva il solo «manoscritto» delle lezioni, da tradursi in inglese (come poi è stato fatto) per essere inserite nei volumi commemorativi della festa inaugurale. Così, in pochi giorni, composi questo «Breviario di Estetica», dapprima con non altro intento che di adempiere all’impegno preso, e poi, a lavoro finito, non senza qualche mio compiacimento mentale, perché mi parve che in esso avessi non solo condensato i concetti più importanti dei miei volumi anteriori sul medesimo argomento, ma anche espostili con migliore nesso e maggiore perspicuità che non nella mia Estetico., vecchia ormai di dodici anni. E un altro sentimento si affacciò nel mio animo: cioè che le quattro lezioni, raccolte in un volumetto, potrebbero essere utili ai giovani che si volgono allo studio della poesia e, in genere, dell’arte; e fors’anche entrare in loro servigio nelle scuole secondarie, come lettura di aiuto agli insegnamenti letterari e filosofici. Perché a me sembra che l’Estetica, quando sia abilmente insegnata, introduca forse meglio di ogni altra disciplina filosofica, all’apprendimento della filosofìa, non essendoci materia che svegli cosi presto l’interesse e la riflessione dei giovani, come l’arte e la poesia: laddove la Logica, che presuppone l’esercizio delle indagini scientifiche, rimane per essi, nella più parte delle sue teorie, troppo astratta; e l’Etica (almeno in Italia, dove per ben note ragioni storiche manca lo stimolo che lo spirito religioso esercita sulla meditazione dell’umano destino) suona di solito come un noioso predicozzo,• e la cosiddetta «Psicologia », piuttosto che avviamento, è sviamento dalla filosofia. I problemi dell’arte, invece, conducono più agevolmente e spontaneamente, non solo ad acquistare l’abito della speculazione, ma anche a far prelibare la logica, l’etica e la metafisica; perché, per non dir altro, intendere: la relazione di contenuto e forma nell’arte è cominciare a intendere la sintesi a priori, intendere quella d’intuizione ed espressione è venir superando il materialismo e insieme il dualismo spiritualistico; intendere l’empiricità delle classificazioni dei generi letterari e delle arti è acquistare un barlume della differenza tra il procedere naturalistico e quello filosofico; e via discorrendo. Comunque, sarà forse codesta una mia illusione, nata da poca pratica della scuola secondaria (della quale infatti non posseggo che i lontani, e pur vicini, ricordi del tempo in cui vi appartenevo come scolaro, e sopra essi soltanto mi fondo), ma tale illusione mi ha persuaso, nel pubblicare in italiano le mie lezioni di America, a lasciarle includere dall’amico Laterza nella sua nuova «collezione scolastica», alla quale auguro buona fortuna.

Napoli, capodanno del 1913.

B. C.

lunedì 21 ottobre 2013

Kerouac, Desolation Angels



Jean-Louis "Jack" Kérouac (12 Marzo 1922 – 21 Ottobre 1969)

Desolation Angels è un libro del 1965, qui in una edizione Panther del 1972.

Dalla quarta di copertina:
Desolation Angels is Kerouac ’s most important novel since On the Road. It is a novel that borrows intensely from life - all the leading figures of the Beat Generation can be recognised in it. lt tells of the living and loving and hard travelling of that generation. . . a generation which, in its refusal to follow or conform, laid the foundations of the life-style of today's 'alternative culture'. Kerouac, even after his death, is still the most potent spokesman for the aware, rebellious young people who turn away from the shallow, corrupt values of Western so-called civilization. His writing, like his ideals, cuts across most of the accepted conventional paths. This is what makes Desolation Angels so exciting, so vibrant, so urgently real.

'One of the best'
New Statesman 

'Kerouac’s energy is contagious, his compassion and concern are the genuine homespun article'
The Guardian 

'A rip-roaring, racing torrent of words'
Irish Times

'Magnificent'
Oxford Mail 

sabato 19 ottobre 2013

Wagner, L'oro del Reno (1941)


L"Oro del Reno" è la prima opera wagneriana a cui ho assistito, a teatro. A dire la verità è stata in assoluto la prima opera che ho visto.
Il libro è stato stampato nel 1941 ma la copertina, di cartone pressato (una volta bianco) sembra successiva, visto anche il prezzo, impresso, di L. 1.000.
La prefazione, di Guido Manacorda, è poi del 1923: nel periodo che va dal 1920 al 1927 fu direttore della collana "Biblioteca Sansoniana straniera".

sabato 12 ottobre 2013

Galiani, Dialogo sulle donne (1957)


Gran bel tipo l'abate Galiani (1728-1787): in quel corpicino di nano gobbo sprizzavano acume, intelligenza, competenze economiche e linguistiche, spirito mordace e gran fascino.

Il volumetto Ferdinando Galiani, Dialogo sulle donne [a cura e con traduzione dal francese di Cesare Cases], Milano, Feltrinelli, 1957, raccoglie alcune delle sue lettere a donne famose ed altri scritti.
Il progetto grafico è di Albe Steiner.



In copertina un quadro che rappresenta M.me d'Epinay; in quarta di copertina l'abate Galiani da un'acquaforte di Vivant Denon.

Dalla bendella editoriale:
Il napoletano Ferdinando Galiani (I728-l787), noto soprattutto per opere assai importanti nella storia del pensiero economico e per la commedia Socrate immaginario, trascorse dieci anni a Parigi, come ambasciatore del Regno di Napoli.
Qui la sua vivacità, il suo spirito, la sua rara competenza in questioni economiche ne fecero uno dei più contesi frequentatori dei famosi salotti dove si elaborava e si discuteva il pensiero dei philosophes. Scriveva di lui il Grimm: "Questo piccolo essere, nato ai piedi del Vesuvio, è un vero fenomeno. Egli unisce a un colpo d'occhio luminoso e profondo una vasta e solida erudizione, alle vedute di un uomo di genio la giocondità e il garbo di un uomo che non cerca che di divertire e di piacere. È Platone con il brio e la mimica di Arlecchino."
Si è voluto qui raccogliere alcuni scritti (nella maggior parte per la prima volta tradotti in italiano) che danno una idea sia dell'importanza che i grandi Illuministi francesi - primo il Diderot - attribuirono alla sua personalità, alla sua conversazione, alle sue idee; sia del significato dell'esperienza parigina per il Galiani stesso, come essa si esprime retroattivamente nelle brillanti lettere scritte dopo il ritorno a Napoli a M.me D'Epinay.
Questioni religiose, politiche, filosofiche; nostalgia della vita parigina e malinconia della vecchiaia incombente; aneddoti, fantasie e capricci: tutto ciò si unisce indissolubilmente nelle pagine insieme svagate e profonde di questo spirito bizzarro che fu un grande stimolatore, tipicamente settecentesco, di idee e di problemi, e che seppe approfittare della sua qualità di napoletano di nascita e di formazione e di parigino d'elezione per superare certi limiti delle due culture nazionali, l'italiana e la francese, e instaurare tra di loro un fecondo e intelligente ricambio. 
M.me d'Epinay in un ritratto di Jean-Étienne Liotard (1759?) da Wikimedia.



giovedì 3 ottobre 2013

Feininger, Il libro della fotografia a colori (1971)



La versione italiana, pubblicata per la prima volta da Garzanti nel 1971, dell'originale Successful Color Photography (1966).

Dalla quarta di copertina:
La fotografia a colori non è una semplice appendice della fotografia in bianco e nero. Soprattutto, non è la fotografia «dei» colori, riducibile ad una formula sicura: sole alle spalle, 1/60, f:8. La fotografia a colori è un'altra dimensione della fotografia, un «modo» completamente diverso di vedere e interpretare la realtà. Come dice Feininger, « il successo nella fotografia a colori incomincia quando ci si rende conto che tra il bianco e nero e il colore esistono differenze fondamentali e che queste differenze sono di un duplice ordine: tecnico e psicologico». Partendo da questo principio, l'autore dipana i facili misteri del colore e della luce, delle attrezzature e dei materiali sensibili, della tecnica di presa e del trattamento, coinvolgendo il lettore in una serie di esperimenti rivelatori che lo renderanno padrone di ogni aspetto della fotografia a colori.
Copertina di Fulvio Bianconi.

martedì 1 ottobre 2013

Feininger, Il libro della fotografia (1973)



La versione italiana, pubblicata per la prima volta da Garzanti nel 1961, dell'originale Successful Photography (1954).
Dalla quarta di copertina:
Il famoso «manuale» di Feininger, uno dei più grandi fotografi viventi, partendo dall'ABC, ripetendo spesso quel che potrebbe non essere assimilato alla prima lettura, non soltanto insegna ciò che si deve fare, ma anche ciò che «non si deve fare» per ottenere buone fotografie. Quando il lettore ha finito il libro, la fotografia non ha più segreti per lui. Non sa soltanto mettere a fuoco, comporre un’inquadratura, sviluppare una pellicola, stampare un ingrandimento: tutto questo, in fondo, si può imparare alla bell’e meglio anche senza uno studio accurato. Feininger insegna qualcosa di più: a influire sul soggetto, a disporre le luci, a improvvisare una camera oscura in casa, a riconoscere i difetti di un apparecchio usato, a trarre da una pellicola, da un obiettivo o da un filtro effetti impensabili. E, soprattutto, a «non sbagliare»
• Andreas Feininger si è laureato in architettura e, dopo aver lavorato per un anno a fianco di Le Corbusier, si è specializzato nella fotografia industriale e architettonica. Fotografo di «Life» dal 1943, è stato il pioniere della «picture-story» americana. Tra i suoi libri, considerati dei classici da professionisti e dilettanti, ricordiamo anche Il libro della fotografia a colori - La nuova tecnica della fotografia - Il mondo come io lo vedo, tutti editi da Garzanti.
La copertina è di Fulvio Bianconi.

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