Gran bel tipo l'abate Galiani (1728-1787): in quel corpicino di nano gobbo sprizzavano acume, intelligenza, competenze economiche e linguistiche, spirito mordace e gran fascino.
Il volumetto Ferdinando Galiani, Dialogo sulle donne [a cura e con traduzione dal francese di Cesare Cases], Milano, Feltrinelli, 1957, raccoglie alcune delle sue lettere a donne famose ed altri scritti.
Il progetto grafico è di Albe Steiner.
In copertina un quadro che rappresenta M.me d'Epinay; in quarta di copertina l'abate Galiani da un'acquaforte di Vivant Denon.
Dalla bendella editoriale:
Il napoletano Ferdinando Galiani (I728-l787), noto soprattutto per opere assai importanti nella storia del pensiero economico e per la commedia Socrate immaginario, trascorse dieci anni a Parigi, come ambasciatore del Regno di Napoli.M.me d'Epinay in un ritratto di Jean-Étienne Liotard (1759?) da Wikimedia.
Qui la sua vivacità, il suo spirito, la sua rara competenza in questioni economiche ne fecero uno dei più contesi frequentatori dei famosi salotti dove si elaborava e si discuteva il pensiero dei philosophes. Scriveva di lui il Grimm: "Questo piccolo essere, nato ai piedi del Vesuvio, è un vero fenomeno. Egli unisce a un colpo d'occhio luminoso e profondo una vasta e solida erudizione, alle vedute di un uomo di genio la giocondità e il garbo di un uomo che non cerca che di divertire e di piacere. È Platone con il brio e la mimica di Arlecchino."
Si è voluto qui raccogliere alcuni scritti (nella maggior parte per la prima volta tradotti in italiano) che danno una idea sia dell'importanza che i grandi Illuministi francesi - primo il Diderot - attribuirono alla sua personalità, alla sua conversazione, alle sue idee; sia del significato dell'esperienza parigina per il Galiani stesso, come essa si esprime retroattivamente nelle brillanti lettere scritte dopo il ritorno a Napoli a M.me D'Epinay.
Questioni religiose, politiche, filosofiche; nostalgia della vita parigina e malinconia della vecchiaia incombente; aneddoti, fantasie e capricci: tutto ciò si unisce indissolubilmente nelle pagine insieme svagate e profonde di questo spirito bizzarro che fu un grande stimolatore, tipicamente settecentesco, di idee e di problemi, e che seppe approfittare della sua qualità di napoletano di nascita e di formazione e di parigino d'elezione per superare certi limiti delle due culture nazionali, l'italiana e la francese, e instaurare tra di loro un fecondo e intelligente ricambio.
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